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20-12-21

Logistica nel punto vendita: come cambiano i settori di business

Secondo l’Osservatorio Contract Logistics, del Politecnico di Milano, in Italia è aumentata la vocazione “Supply Chain/Fulfillment” del negozio.

Le tecnologie digitali, dopotutto, stanno rivoluzionando il mondo Retail, ora alle prese con l’estrema evoluzione dell’omnicanalità, che prevede customer experience trasversali su tutti i canali di vendita.

Questa evoluzione sta chiedendo più logistica nel punto vendita, e non sono nei grandi stock, cambiando il ruolo del Retail nella Supply Chain di molti settori, e in particolare del settore Abbigliamento.

L’indagine del Contract Logistics si basa su case history di 77 fornitori di servizi logistici e 47 aziende committenti di tali servizi, coinvolgendo anche 51 retailer, sia tradizionali che eCommerce.

Nel punto vendita, attualmente, convivono in misura diversa due dimensioni:
la dimensione Consumer Experience, che si basa sul contatto diretto del cliente con il prodotto e con il brand;
la dimensione Supply Chain/Fulfillment, che vede il negozio come punto di chiusura dell’acquisto (pagamento, eventuale up-selling di altri prodotti o servizi), ritiro, allestimento ed evasione ordini dall’eCommerce.

Dall’indagine dell’Osservatorio, emerge che la diffusione delle strategie di omnicanalità comporta tre linee d’evoluzione: il 34% delle aziende committenti intende aumentare le capacità di relazione e intrattenimento del punto vendita (Experience Hub), il 41% invece aumenterà la capacità logistica nel punto vendita (Fulfillment Hub), e il restante 25% opterà per soluzioni “ibride”.
In tutti e tre i casi, crescerà il ruolo della logistica nel Retail, e la collaborazione tra azienda committente e fornitore di servizi logistici.

Come cambia la logistica dei punti vendita

Il Fulfillment Hub, cioè la capacità logistica dei punti vendita, è un luogo di ritiro degli ordini online, della raccolta e gestione resi, del prelievo e allestimento ordini, della partenza dei giri di consegna a domicilio.

A livello di logistica, è evidente che il punto vendita debba riorganizzare gli spazi per accogliere anche queste attività, sempre più comuni e sempre più richieste, per massimizzare la produttività e la flessibilità di prelievo.

In pratica, occorre impostare la pianificazione dei giri di consegna a livello locale e prevedere flussi di riallocazione dei prodotti tra i punti vendita della rete. Le modalità sono le stesse di un qualsiasi modello di e-Commerce.

Inoltre, secondo l’Osservatorio, a breve assisteremo a una convivenza di circuiti logistici diversi: la scelta di quale utilizzare per raggiungere il cliente si baserà sulle richieste specifiche, sulla situazione contingente della rete e su altri fattori specifici.

Per i negozi che posseggono punti vendita fisici, l’eCommerce si posiziona solo come un servizio ulteriore messo a disposizione degli utenti.

Omnicanalità nell’Abbigliamento

L’Abbigliamento è stato uno dei primi settori trasformati dall’eCommerce. Queste aziende hanno tipicamente una presenza globale, con network tradizionale costituito da 1-2 centri distributivi per macro-regione e un canale online quasi sempre gestito a livello centrale.
Il 74% del campione vende online da oltre 5 anni e per il 57% l’incidenza delle vendite online sul fatturato totale è superiore al 5%.

Il 44% , infatti, vede l’eCommerce come vantaggio per offrire un altro servizio al cliente, poiché il canale online permette di raggiungere i clienti non serviti con i negozi tradizionali, ma si sviluppa anche nelle aree in cui i negozi sono già presenti e capillari.

Il 74% ha attivato un sito proprio di vendita diretta al consumatore finale, mentre il 58% utilizza un retailer online che acquista la merce, ne acquisisce la proprietà e poi la rivende al consumatore.

Dunque, la maggior parte dei brand di settore possiede un sito e-Commerce proprietario (come es. Zara) o si appoggia ad e-Commerce specifici per raggiungere un maggior numero di utenti (come il rivenditore che sceglie di mettere i suoi capi su Zalando).
In ogni caso, nel 95% dei casi, il settore dell’abbigliamento possiede un sito fisico e un sito online.

Inoltre, l’86% offre il Click&Collect e il 57% il ritiro dei resi in negozio: così facendo, il punto vendita diventa innanzitutto un luogo di Consumer Experience e l’eCommerce è usato a completamento dell’offerta.

Infatti, il cliente che non trova un prodotto in negozio può ordinarlo online con successivo ritiro in negozio o consegna a domicilio. A livello logistico, ciò richiede di attivare rifornimenti rapidi da deposito e flussi di riallocazione tra negozi.

Dato che l’86% offre l’opportunità di ritirare in negozio i prodotti acquistati online come alternativa alla consegna a domicilio, lo spazio logistico nei punti vendita deve essere organizzato e implementato secondo una logica ben definita.


Picking warehouse o magazzini automatici

Nel settore Abbigliamento, il centro distributivo assume un ruolo chiave nelle strategie omnicanale. Avendo già capacità di picking a pezzo – elemento chiave per gestire gli ordini eCommerce – spesso, almeno fino a quando l’incidenza delle vendite online sul fatturato non è alta, il centro distributivo tradizionale viene usato anche per gestire gli ordini online (84% dei casi), differenziando soprattutto l’attività di packing.

Il picking è tipicamente integrato nei flussi tradizionali (69%), mentre il packing è gestito con personale dedicato nel 61% dei casi. Dunque, all’aumentare dei volumi devono essere introdotte soluzioni logistiche ad hoc.

Il primo passo è introdurre un picking warehouse dedicate all’allestimento ed evasione degli ordini online.

Anche le soluzioni di magazzino automatiche, soprattutto per aziende con un unico magazzino dedicato all’eCommerce, possono rivelarsi ottimi alleati.

In pratica, la soluzione per implementare la logistica nei punti vendita, vista l’esponenziale richiesta dei clienti ad acquistare e rendere online, è integrare i sistemi per renderli rapidi e veloci così come in un qualsiasi eCommerce.


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